Infaticabile Giulio Rossi!!! Si, non pago dell'operato svolto
all'interno dei mai domi Synthesis, anche loro attesi al varco dopo
anni di apparente silenzio mediatico, il guitar hero ternano
dicevamo, si rende nuovamente artefice di un'ulteriore prova da solista
che, come in occasione del debutto, lo vede nuovamente affiancato da uno stuolo
di validi ospiti di primo piano, i quali, naturalmente, rappresentano
quel valore aggiunto ad un lavoro che, comunque, riesce a raggiungere
picchi qualitativi di un certo spessore.
Come back discografico che, oltre a porre in evidenza un certo
carattere vettoriale, tutt'altro che di secondo piano, mette in
evidenza una serie di composizioni, nove originali più una cover,
davvero niente male, frutto di quell'amore viscerale per la musica
concepita e suonata, e di una passione che difficilmente affievolisce
con l'avanzare dell'età, ma che brucia ed arde alimentando il fuoco artistico di chi non vuole arrendersi alle apparenze.
Non a caso, per questo nuovo parto da studio tutto viene rifinito
nei minimi particolari, dalla produzione più che buona, che amalgama
alla perfezione le varie componenti musicali, e tende ad
avvalorare maggiormente il duro lavoro svolto dal maestro d'ascia
nostrano che, comunque, si prodiga sempre al meglio delle proprie
possibilità, alla scelta dei suoni, ad una cura quasi maniacale per
gli arrangiamenti che, com'è facile prevedere, caratterizzano ottime
composizioni come nel caso di “Comes a time”, heavy rock
frizzante e d'alta classe, con uno Stefano Firmani (ex Glory Hunter)
riconciliato a sonorità d'un certo retaggio, o della suadente e
raffinata “Stazzema”, caratterizzata da partiture soffuse e dalla
struggente teatralità del grande Alessandro “Zephyr” Zazzeri.
Ma non è tutto, anche perchè, nonostante il song writing del
disco venga forgiato attorno ad una forma-canzone ben bilanciata,
“Second act” è e rimane un disco guitar oriented, dal vago
sentore neoclassico se vogliamo, e brani strumentali come “Classic
Fire” prima, ed “Electric Caprice Orchestra” poi, ne sono la
più lampante testimonianza.
Passione, passione ed ancora passione, cosa chiedere di più ad un
disco rivolto ad un certo pubblico di estimatori di una scena
musicale ancora lunghi dall'essere considerata obsoleta ed
anacronistica?
(Beppe Diana)
Giulio Rossi official Facebook
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