martedì 4 febbraio 2014

Fiona – Squeeze (Geffen Records, 1988)

Gran bel tocco di ragazza la Fiona Flanagan, già, sicuramente fra le migliori female vocalist degli ‘80ies, una fra le poche ad abbinare eccelse doti artistiche, ad un fisico mozzafiato, seconda nella mia personale graduatoria solo alla mitica Alannah Myles, artefice di una carriera tanto precoce, iniziata alla tenera età di sedici anni nei fumosi pub di New York, quanto breve ed intensa, per lei solo quattro dischi all’attivo, tutti pubblicati su major, come il qui recensito “Squeeze” edito nel 1992 dalla Geffen Records.

Un album questo, perfetto in tutte le sue componenti, che cattura l’artista americana nel massimo del suo splendore, e nel pieno di una maturità che, purtroppo, non troverà seguito negli anni a venire, lasciando quell’amaro in bocca che, dopo tutti questo tempo, non si è riuscito a mitigare, anche perché, come detto in precedenza, questo disco aveva veramente tutti i numeri per lanciare il nome dell’artista del New Jersey, nelle top charts delle classifiche internazionali, presentando un parterre de roi di tutto rispetto, che vedeva coinvolti nel progetto il meglio della crema del genere melodic rock per antonomasia.
Non a caso, dopo gli ottimi riscontri di vendita del precedente “Heart like a gun”, pubblicato dalla Atlantic agli inizi del 1989, la Geffen aveva dimostrato di puntare forte sulla cantante statunitense che, coadiuvata questa volta da una vera e propria backing band di tutto rispetto che, oltre alla bassista Laura McDonald, vedeva coinvolti nientemeno che l’ex Y&T Jimmy Grasso alla batterista, ed il chitarrista della Vince Neil band Dave Marshall, aveva se non altro dimostrato una certa stabilità, prima solamente paventata, era stata affidata alle cure dell’immenso deus ex machina John Kalodner che, se per la produzione esecutiva, aveva scelto l’esperto Marc Tanner, per quel che concerne il song writing, oltre allo stesso Tanner, aveva voluto la coppia di compositori formata da Robin Zander e Rick Nielsen, entrambi Chip Trick, mentre un paio di brani erano firmati da Jani Lane dei Warrant.

Beh, con degli assi di questa portata, potete ben capire che l’album in questione non poteva che essere una summa di quanto il rock melodico e l’Aor dell’epoca avevano da offrirci, dieci splendide composizioni che non conoscono momenti di cedimento, e si muovono sinuosi fra frizzanti innesti in campo prettamente hard rock, la guizzante “Ain’t that just like love” caratterizzata da fraseggi che non possono non ricordare i Kiss più melodici, o la scanzonata “The best is yet to come” che avvicina la band sensibilmente alle Heart del periodo “Brigade/Bad Animals” , grazie ad una Fiona in grado di competere ad armi pari con le sorelle Wilson, e partiture più razionalmente radiofoniche legate ad un retaggio fm, proprio come nel caso della sensuale “Don’t come Cryin’”, marchiata a fuoco da un coro arioso che esplode nel break centrale, splendido anche il guitar working, o dell’emozionante “Treat me right”, melodic rock il cui incipit principale sembra risentire dello stile asciutto delle Vixen degli esordi. Davvero riduttivo parlare di semplice capolavoro, no, “Squeeze” è molto di più, è un superlativo assoluto, mi si permetta il termine, perfetto a dall’iniziale party song “Kiss the boys goodbye”, fino alle note finali dolce “Life on the moon”, un susseguirsi d’infinite emozioni senza sosta, peccato, un vero peccato anche perché rappresenta il canto del cigno di un’artista che avrebbe meritato sicuramente maggior fortuna.

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