Puntano direttamente alla riscoperta delle proprie radici formative
gli statunitensi Electric Black Horse che, ad un’immagine spiccatamente
glitter e pittoresca, contrappongono una semplicità di fondo fatta di
soluzioni musicali, se vogliamo, elementari, e modulazioni melodiche che
non fanno altro che recuperare appieno le lezioni impartite da maestri
di primo piano come New York Dolls, Sweet e T.Rex
Guidati dal folletto Michael Pate, qui presente nella duplice veste di
cantante/chitarrista, la band della grande mela, in poco più di mezz’ora
a loro disposizione, ci conduce per mano attraverso un viaggio
spazio/temporale nel quale il suono caldo di una Gibson Les Paul, e
quello più sensuale della voce del già citato leader, disegnano
affreschi musicali multiformi che si colorano di tonalità chiaro/scure,
che hanno i loro momenti topici all’interno di kick ass song come “Rave
up”, la splendida “All over now” o l’opening song “Capricon girl”,
contraddistinta da partiture più vicine ad una concezione hard rock, o
della più vivace “Birthday bitch” che sembra quasi essere estrappolata
dal songbook dei mai dimenticati Nazareth.
Di tutt’altro appiglio naturalmente la divertente party song “Koke
Rock” hard’nroll all’ennesima potenza, o la scatenata “Forever”
dissacrante coacervo di partiture melliflue, dotata di un groove a dir
poco eccezionale.
Insomma, se ancora non lo avete capito, qui si rokka ed anche di
brutto, quindi lasciate perdere tutte le menate che vi passano per la
testa, perchè se siete amanti della buona musica e volete vivere ancora
qualche forte emozione, visitate il sito di questi malinconici rockers
per farvi un’idea più appropriata di “Electric Black Horse”.
It’s only rock and roll, but i’m like it
Beppe “HM” Diana
hardnheavy@email.it
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