sabato 15 febbraio 2014

Another Open Road - Cry Forever

Ed ecco il resoconto della chiacchierata telematica intercorsa fra il sottoscritto ed il buon Antonio Guerrieri cantante, chitarrista, produttore nonchè portavoce degli Another Open Road, formazione artefice di un interessante ep omonimo di debutto intriso di venature melodic rock dai rimandi 80ies, recensito da poco anche sulle nostre pagine. 
Un'intervista in cui il cordiale Antonio ci svela molti dei retroscena legati alle fasi salienti della prima release ufficiale della formazione nostrana, elementi che portano a galla le difficoltà oggettive con cui molti artisti dediti a questo elitario genere musicale devono fare fronte, mettendo altresì in risalto il futuro di una formazione che, con qualche innesto mirato in seno alla line up ufficiale, si dice veramente pronta a tutto pur di dire la sua in campo prettamente melodico ed affini per cui...

Ciao Antonio, benvenuto sulle pagine di Big City, partiamo con la prima domanda, come e quando è nata l'esigenza di uscire alla ribalta con un altro progetto musicale equidistante dalla tua band madre? E’ stata una scelta ragionata, oppure l'istinto che da sempre ti contraddistingue ha preso il sopravvento?
Ciao Beppe, grazie mille per l’opportunità! E’ un onore per me essere sulle pagine della tua nuova fanzine. Sei anni fa iniziai ad appassionarmi all’ AOR e all’ Hard Rock melodico, e di conseguenza pensai subito di mettere su un progetto su quello stile. Nel 2010, mentre ero impegnato con le composizioni di “Victims Of Evil” per gli Stonewall, cominciai a buttar giù qualche idea piu “soft” e fu così che nacquero “Burning Desires” e “Touch The Heaven” che furono il vero e proprio punto di partenza. Dunque sì, fu una scelta sicuramente ragionata! Un side-project pensato più per la pubblicazione di materiale in studio che per suonare dal vivo.
Un altro motivo che mi ha spinto a portare avanti questo discorso era la totale assenza di ragazzi che proponessero questo genere. Tutte le band nuove emergenti che vedevo nascere erano dedite all’Heavy classico, allo Speed/Thrash, ma nessuno che intraprendesse strade più “melodiche”.
Alla luce di tutto ciò pensai che era il momento che qualcuno facesse sentire la propria voce!
Di lì per me, un'ALTRA STRADA APERTA!

Ok, capisco, sai, mi piace il significato ambivalente del monicker che avete adottato, questo mi fa comprendere che, gli Another Open Road, siano l'altra faccia della stessa faccia degli Stonewall, è veramente così?

Sicuramente sono il lato più melodico e meno irruento della stessa band!
Dal momento che anche in questo caso sono io ad occuparmi dei testi e delle musiche è molto probabile che qualcuno abbia riconosciuto qualche analogia a livello musicale tra i due progetti.
Il nome come hai notato è stato scelto a posta: “l’altra strada aperta” non solo a livello musicale, come spiegavo prima, ma anche a livello personale. Per studiare quello che volevo ho dovuto lasciare l’Italia e ho sempre visto tutto ciò come una seconda possibilità che mi veniva concessa. Se poi si fa attenzione alle iniziali è evidente l’altro motivo che ha dettato la scelta del nome ahahah!|

Come ed in che modo sono nate le idee che vi hanno condotto alla realizzazione delle sette composizioni che fanno parte del cd? L'essenza che si nasconde dietro ogni singolo passaggio del disco, è stata concepita essenzialmente per il progetto, oppure vi siete avvalsi di passaggi ed atmosfere musicali concepite in passato?

 Non avendo alle spalle un gruppo vero e proprio, i brani sono stati composti facendo varie prove a casa, traccia dopo traccia al computer. Ed è così che dalle loro forme “embrionali” i brani sono giunti alle loro versioni definitive. La “gestazione” è stata molto spontanea, e tutte le idee erano state concepite proprio per questo progetto! Nulla di “riciclato”! Soprattutto perché, come ben sai, le tematiche affrontate nel rock melodico sono ben diverse da quelle dell’Heavy Metal, che fino ad allora era stata la mia unica esperienza in ambito musicale.

La line up principale della band è formata da te e da tuo fratello, questo lascia intendere che, per le sessioni di registrazione, abbiate usato dei software e programmi di concezione moderna che vi hanno offerto la possibilità di lavorare con tutta tranquillità nella realizzazione di ogni singola composizione, è veramente così?..e se non è troppo, come mai avete optato solo per sette composizioni e non un numero più cospicuo di brani?

Hai fatto centro. Il tutto è stato realizzato con l’aiuto di software e programmi nuovi, dato che attualmente rappresentano un ottimo “aiuto” per tutti coloro che come noi scelgono di registrare a casa. Nella provincia di Foggia non c’era nessuno studio che ci convincesse a pieno, per questo abbiamo optato per una produzione “fatta in casa”. In primo luogo la comodità di non avere alcun tipo di scadenza e limite, ti rende molto più libero sia nella composizione che nell’incidere le tracce.
Molti accorgimenti che sono stati inseriti a posteriori, non erano previsti inzialmente. In ogni caso trattandosi di un’ autoproduzione, siamo stati meno esigenti, non tanto con noi stessi, ma con la resa definitiva del suono e con altre piccole cose che fanno la differenza tra “fatto in casa” e “fatto in studio”. Per il prossimo lavoro di sicuro ci affideremo a qualche produttore, anche perchè il semplice fatto di avere un esperto dietro la consolle nella maggior parte dei casi riesce a dare tutt’altro valore al prodotto finito.
Non sei l’unico che ci ha detto: solo sette brani? Ebbene sì.
Non tanto per non rischiare più del dovuto, o per evitare di mettere troppa carne sul fuoco.
Un paio di brani che erano originariamente previsti nella tracklist sono stati scartati per problemi di tempo e per essere forse un po’ fuori luogo, musicalmente, rispetto a tutto il resto. Ciò non toglie che non li pubblicheremo… prima o poi!

Ho notato piacevolmente notato che vi siete avvalsi della preziosa collaborazione del vocalist degli Endovein Alexx, come ed in che occasione gli hai chiesto di occuparsi delle linee vocali di Cry forever? Le linee vocali erano state pensate appositamente per lui, o le avete dovute adattare al suo range canoro?

Ad essere sincero Cry Forever, che io considero l’higlight assoluto del disco, era stata concepita per un altro cantante. Un nome per me importante dell’hard ‘n’ heavy italiano. Tuttavia per problemi di diversa natura, non è stato più possibile averlo sul brano! Il tutto si è risolto in maniera molto amichevole ed educata, e speriamo vivamente di collaborare con lui prossimamente.
Ed è così che quest’estate mentre ero in spiaggia, in un momento di assoluto relax ebbi l’ illuminazione.
Con Alex molto spesso scherzavamo sul fatto: mettiamo su un gruppo Class Metal/ AOR e cose del genere. Gli scrissi immediatamente. Qualche minuto dopo averla ascoltata, mi diede la sua approvazione dicendomi che sarebbe stato contentissimo di cantarla. Quando ho ascoltato la versione definitiva ero sconvolto. Si è dimostrato molto bravo nel reinterpretarla a modo suo ma soprattutto molto disponibile; come del resto tutti gli altri amici che hanno dato il loro contributo al disco: Giuseppe Bissanti alle tastiere in due brani, Luca Rubino che aveva cantato già su “We can change the word” in “ Victims Of Evil”, Federico (Asgard), Andrea (Axevyper) e Gabriele (ex- Neurasthenia), i quali hanno aiutato a chiudere il disco nel migliore dei modi con “Playing with fire”.

Il vostro progetto porta avanti l'espediente dell'auto produzione che, se da una parte non può farvi che onore, dall'altra vi spinge ad occuparvi personalmente di problematiche spinose come distribuzione e promozione, dico bene?

Produrre, distribuire e promuovere il proprio lavoro non è una cosa facile! Non sei mai libero completamente, qualunque cosa dipende al 100% da te! Distribuzione e promozione sono di sicuro la parte più delicata del gioco, dato che senza un etichetta che “spinge” il prodotto è difficile farlo arrivare lontano. Abbiamo scelto una strada un po’ piu complicata sta volta, ma aspettiamo un altro po’ per dire se è stato un bene o un male ahahah! Fortunatamente ci sono webzine, come la tua, che si sono dimostrate disponibilissime sin da subito ad aiutarci a farci conoscere, quindi per ora non ci possiamo lamentare!

Che generi di difficoltà, se ce ne sono state, che avete dovuto affrontare nel portare a termine il lavoro nel suo insieme? ....e le soddisfazioni?

 Personalmente il principale problema dell’intera realizzazione del disco è stato non potermi dedicare a tempo pieno a questo lavoro, il che ne ha ritardato notevolmente la pubblicazione.
Come sai sto terminando gli studi e tra i vari impegni e la distanza da casa non è stato facile conciliare il tutto.
Nonostante queste difficoltà ho avuto la fortuna di lavorare per la prima volta a quattro mani con Pierlugi in tutta la produzione. Fortuna, in quanto senza il suo aiuto il cd avrebbe avuto un sound infinitamente inferiore! Mi ha spinto qualche mese prima dell’uscita a riregistrare tracce intere, facendomi capire quanto alcune parti fossero migliorabili.
Altrettanto difficile è stata la fase di mixing e mastering. Non essendo a casa, mio fratello doveva caricare ogni volta le prove su internet, per poi farmele ascoltare a migliaia di chilometri e sentirsi dire: alza quello, abbassa quell’altro… no aspè, la cassa è troppo alta, no mandamene un'altra con i piatti più in evidenza! Roba da pazzi ahah! Ma alla fine siamo contentissimi del risultato e di come l’artwork (un grazie enorme a Joey e Marcello) calzi a pennello con i brani! Questa è già una soddisfazione esagerata!

Nonostante tutto però i primi feedback e riscontri delle testate on line, sembrano darvi ragione, le recensioni che avere raccolto fino a questo momento mi sembrano tutte abbastanza positive..

Esatto! Tutte le recensioni fin ora hanno parlato bene del nostro lavoro, e noi siamo davvero contenti di sapere di non aver sprecato il nostro tempo ahaha!
Scherzi a parte, notare che la gente apprezzi la tua musica, in cui tu hai messo tutto te stesso è una cosa meravigliosa.

Quali sono le aspettative che avete nei confronti del vostro album di debutto? Raccogliere un numero sempre più crescente di sostenitori, o la possibilità di registrare un disco sovvenzionato, anche se in parte, da una label interessata alla band?

Ahimè, fin’ora non abbiamo avuto modo di presentare dal vivo il progetto, cosa che inevitabilmente non ci ha aiutato a spingerlo al massimo. Internet, con tutto quello che comporta (social e webzines), di sicuro aiuta a farti conoscere da persone che un minuto prima non sapevano nemmeno chi fossi, ma sappiamo bene quanto sia importante la dimensione live , soprattutto per emergere nell’underground. Quindi per il momento speriamo che coloro che ci hanno apprezzato continuino a seguirci e che nuovi ascoltatori si interessino agli Another Open Road!
Per quanto riguarda il disco, ti posso accennare che mi sono già messo all’opera! Ci sono nuovi brani in cantiere, ma fino a quando non avremo una line-up stabile non inizieremo a lavorarci seriamente.
Parlando di un’eventuale la label, sappiamo già a chi rivolgerci! Non so se saranno disposti a finanziare una parte o la totalità del full lenght, ma per noi non rappresenta un problema! Cercheremo semplicemente di fare tutto nel miglior modo possibile!

Se ci fosse la possibilità, ti piacerebbe portare su uno stage la band? Chi penseresti di reclutare per un ipotetico tour di supporto?

Certo! Oramai è un chiodo fisso per me! Questo progetto deve salire su un palco! In molti ci stanno chiedendo quando sarà possibile vederci dal vivo e ciò non fa altro che riempirci di gioia.
Per un tour spero almeno di includere nella line up i miei due fratelli Giuseppe e Pierluigi: siamo un trio affiatato, ci siamo esibiti altre volte insieme risultando abbastanza compatti. Ovviamente ci sarebbe ancora tanto da lavorare, ma come sezione ritmica e chitarre ci siamo. Per quanto riguarda cantante e tastierista abbiamo già delle idee, ma bisogna tener conto di aspetti come la distanza, la disponibilità …

Il mondo legato al melodic rock è nelle mani, o quasi, di un'etichetta che ha sede legale ed agisce nel nostro paese, ma nonostante tutto, i loro manager sembrano snobbare, ciecamente, le formazioni di casa nostra preferendo infoltire il mercato di super band che non durano che l'arco di un solo platter, per poi scomparire nel nulla, secondo te come mai? Pensi che sia sempre meglio non rischiare ed affidarsi a vendite sicure, piuttosto che dimostrare d'avere un pizzico di ambizione?
Hai totalmente ragione. Ci sono gruppi italiani validissimi che sono stati completamente ignorati da questa label, e stento a capirne il perché. Nonostante la Frontiers abbia raggiunto uno status di tutto rispetto, è comunque una label indie ITALIANA, ed in quanto tale dovrebbe investire anche sui giovani, rendersi conto che nel nostro paese qualcosa si sta muovendo, che c’è potenziale da sfruttare. Vedere uscire decine di dischi l’anno dove la cerchia di compositori è sempre la stessa, in cui cambiano solo session men e cantanti, è una cosa frustrante. Rispetto il lavoro che questa label porta avanti, si vede che sono molto convinti e appassionati, ma di questo passo non fanno altro che appiattire la scena e di conseguenza un genere come il melodic rock, che ultimamente sta vivendo una fase di revival. Adesso nel bene o nel male rappresentano un colosso per AOR e Hard rock, hanno nel loro rooster nomi storici che comunque garantiscono un certo business. E’ il momento di dare un’opportunità anche a tanti altri che se la meritano e che vivono di questa passione.
Con il discorso delle superband sanno di piazzare sul mercato un prodotto vincente dal punto di vista di vendite, ma molto spesso l’importanza dei nomi coinvolti non rispecchia l’effettiva qualità del platter.

Penso di conoscere già la risposta, ma ti pongo la domanda comunque, acquisti quasi regolarmente cd e demo? Se si, ci consiglieresti almeno un paio di nomi che sono al di fuori del giro grosso?
Nel limite del possibile cerco sempre di tenermi aggiornato sulle nuove proposte, quindi quasi ogni mese acquisto dischi di band nuove e non. Beh se parliamo di nomi fuori dal giro grosso metto in primo piano Myland e Danger Zone.
Rock maturo e pieno di sfumature in entrambi i casi. Gli ultimi lavori di entrambe le band (Tales From The Inner Planet e Undying) rappresentano per il sottoscritto il massimo che si può trovare in Italia attualmente, in termini di classe, songwriting e produzione.
Ah hai detto un paio?  Vabbe’ facciamo un vero e proprio podio e mettiamoci anche i terzi classificati ahah! Signori e signore, tenete d’occhio anche i Voodoo Highway che col loro secondo lavoro chiamato Showdown si sono a dir poco superati!

Da qualche tempo so che vivi e studi in Spagna, a livello puramente concettuale, ma anche musicale, che genere di differenze hai notato con quanto accada nella nostra bene amata penisola? Che genere di supporto godono le band nella penisola iberica a parte i mostri sacri o i fenomeni musicali come i Mago De Oz?  

Per quanto mi riguarda, una band underground ha molto più futuro in Spagna che in Italia. In primo luogo hanno una tradizione rock molto più forte della nostra, sentono e vivono di più il genere. In secondo luogo sono molto più aperti verso le nuove proposte. Ad esempio, sia per gli Stonewall che per gli Another Open Road ho notato un grande interesse da parte dei ragazzi spagnoli, e non abbiamo mai suonato dal vivo qui!
Negli ultimi cinque anni ho capito davvero cosa sia il supporto per una band emergente, la voglia di far crescere i gruppi contribuendo non solo economicamente al merchandising, ma anche seguendoli puntualmente dal vivo, nonostante siano due o tre date live al mese.
I concerti sono vere e proprie feste tra colleghi, ognuno ha il suo ruolo nella scena ed è contento di farne parte. Anche i gruppi italiani che conosco hanno avuto un’accoglienza strepitosa nella penisola iberica, e ci tornano sempre più che volentieri!

Prima di concludere, che cosa dobbiamo aspettarci in futuro dalla band nei mesi a venire?

Come ho accennato poc’anzi, cercheremo di fare il possibile per avere una line-up solida che ci permetta di affrontare nel migliore dei modi possibili concerti e la realizzazione di un full- lenght.
Nel frattempo però vi terremo aggiornati sui “nuovi acquisti” della nostra formazione!

Ok Antonio, siamo alla fine, per cui....

Lanciamo un ennesimo appello agli appassionati del genere e a tutti i lettori!
Supportate la scena underground, le band hanno bisogno del vostro appoggio per poter crescere!
IT’S TIME TO ROCK THIS NATION!
Grazie mille per la chiacchierata Beppe, è stato un grandissimo piacere.
Ringrazio anche tutti coloro che hanno già acquistato il nostro lavoro e lascio qui il link della nostra pagina facebook a chiunque voglia seguirci e ordinare il cd.
Another Open Road Official Page

ROCK AND ROLL WILL NEVER DIE!

Inervista a cura di Beppe Diana

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